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Trattato di sociologia generale Trattato di sociologia generale
capitolo V

le teorie pseudo-scientifique.

633.Ci ri­ma­ne da stu­dia­re le teo­rie della ca­te­go­ria (B), e sarà il com­pi­to del pre­sen­te capi­to­lo.

L’in­ter­ven­to dei prin­ci­pii non-spe­ri­men­tali, che era pa­le­se, espli­ci­to, nella ca­te­go­ria (A), è più o meno dis­si­mu­la­to, im­pli­ci­to, nella ca­te­go­ria (B). Le teo­rie non sono logi­co-spe­ri­men­tali, ma tali si vo­glio­no fare ap­pa­ri­re. Vi sono casi in­ve­ro in cui pos­so­no di­ven­tar­lo effet­ti­va­men­te, il che se­guirà se sarà pos­si­bi­le il to­glie­re la par­te non-spe­ri­men­ta­le sen­za trop­po al­te­ra­re i risul­ta­me­nti della teo­ria ; ma se ciò non è pos­si­bi­le, le teo­rie non po­tran­no, nep­pu­re mo­di­fi­ca­te, ave­re luo­go fra le lo­gi­co-spe­ri­men­tali.

634.Qui con­si­de­ria­mo prin­ci­pal­men­te le teo­rie della ca­te­go­ria (B), collo sco­po di sce­ve­ra­re in esse la par­te che è lo­gi­co-spe­ri­men­tale dalla par­te che tale non è. Que­sta in­da­gi­ne è im­por­tan­te sot­to due aspet­ti, cioè : 1º Ques­te teo­rie corri­spon­do­no a fatti de­for­ma­ti ; se ci rie­sce di se­pa­ra­re la par­te logi­co-spe­ri­men­ta­le, po­tre­mo ri­tro­va­re la for­ma reale dei fatti. 2º Caso mai ci fos­se­ro alcu­ne di que­ste teo­rie in cui la par­te non logi­co-spe­ri­men­ta­le è ac­ces­so­ria, la po­tre­mo eli­mi­na­re ed avre­mo una teo­ria logico-sperimentale.

635.Sup­po­nia­mo dunq­ue di ave­re il te­sto di una nar­ra­zio­ne, o di una teo­ria ; po­tre­mo con­si­de­ra­re i due pro­ble­mi se­guen­ti ; 1º Sup­po­sto che in que­sto te­sto ab­bia­no par­te, pic­co­la o gran­de, de­du­zio­ni me­ta­fi­si­che, arbi­tra­rie, miti, alle­go­rie, ecc., è pos­si­bi­le risa­li­re da que­sto te­sto ai con­cet­ti che vera­men­te ha vo­lu­to espri­me­re l’au­to­re, ai fatti che ha in­ten­so nar­ra­re, alle rela­zio­ni logi­co-spe­ri­men­tali che ha vo­lu­to espri­me­re ; e come ciò può farsi ? 2º Quali pro­ce­di­men­ti si pos­so­no ado­pe­ra­re per trar­re, mer­cè l’uso di que­ste de­du­zio­ni me­ta­fi­si­che, arbi­tra­rie di que­sti miti, di que­ste alle­go­rie, ecc., cer­te con­clu­sio­ni alle qua­li si vuo­le giungere ?

636.Gra­fica­men­te si vede an­che me­glio la cosa. 1º Si ha una teo­ria T che si sup­po­se espri­me­re certi fatti A, un te­sto che si sup­p­one ave­re ori­gi­ne dai fatti A. Co­no­scen­do T si vuo­le tro­va­re A. Se si rie­sce in tale im­pres­sa, si per­cor­rerà la via TA e, muo­ven­do dal te­sto T, si giun­gerà in A. Ma se, invo­lon­ta­ria­men­te, l’im­pres­sa falli­sce, in­ve­ce di A si tro­verà B, e si cre­derà, ben­chè ciò non sia, che B ha dato ori­gi­ne a T. Ana­lo­ga a que­sta ope­ra­zio­ne è quel­la che fa la criti­ca mo­der­na per risa­li­re, dai vari ma­no­scrit­ti exi­sten­ti di un’o­pe­ra, al te­sto ori­gi­na­le. Que­sto è A, e i vari ma­no­scrit­ti co­sti­tu­i­sco­no il com­ples­so T. 2º Dal­la teo­ria, dal te­sto T, si vo­glio­no trar­re cer­te con­clu­sio­ni C, che ge­ne­ral­men­te sono già note, e, mer­cè de­du­zio­ni che non sono logi­co-spe­ri­men­tali, muo­ven­do da T, si giun­ge in C.

Nel pri­mo pro­ble­ma si cer­ca A ; nel se­con­do pro­ble­ma non si cer­ca C, ma ben­si la via per giun­ge­re a C. Tal­vol­ta ciò si fa vo­lon­ta­ria­men­te, e cioè si sa che C non è con­se­guen­za di T, ma si vuo­le fare ap­pa­ri­re tale. Ab­bia­mo così un arti­fi­cio, un’a­zio­ne logi­ca di chi vuol per­sua­de­re al­trui di cosa che ben sa non es­se­re vera. Ma più spes­so, assai più spes­so, la ri­cer­ca della via per pas­sa­re da T a C è in­vo­lon­ta­ria. Nel­la men­te di chi la fa, esiste la fede in T e il vivo de­si­de­rio di con­se­gui­re C ; in­vo­lon­ta­ria­men­te que­sti due sen­ti­men­ti si con­giun­go­no mer­cè una via TC. Ab­bia­mo così un’a­zio­ne non-logi­ca, e chi pro­cac­cia di per­sua­de­re al­trui, ha per­sua­so pri­ma sè stes­so, e non usa per nien­te arti­fi­zi. Nel pri­mo pro­ble­ma, cioè quan­do si cer­ca A, seb­b­ene spes­so si usi pure l’ac­cor­do coi sen­ti­men­ti, si sup­po­ne al­me­no di vo­le­re usa­re de­du­zio­ni logi­co-spe­ri­men­tali, ed effet­ti­va­men­te si usa­no nelle scien­ze. La via TA (o, se si sba­glia. TB), è dun­que data, o si sup­p­one data, e si cer­ca A. Nel se­con­do pro­ble­ma, cioè quan­do, vo­lon­ta­ria­men­te od invo­lon­ta­ria­men­te, si cer­ca la via TC, seb­be­ne spes­so si fin­ga, e spes­sis­si­mo si cre­da di usa­re la via logi­co-spe­ri­men­ta­le, effet­ti­va­men­te si usa qua­si sem­pre l’ac­cor­do dei sen­ti­men­ti ; si cer­ca la via TC che può con­dur­re alla desi­de­ra­ta meta C, e che può es­se­re ben ac­cet­ta alla gen­te che si vuo­le persuadere.

So­li­ta­men­te tut­to ciò non ap­pa­re ; i due pro­ble­mi non si se­pa­ra­no, e la ri­cer­ca del­la via TC si com­pie col fer­mo con­vin­ci­men­to che in­ve­ce si cer­ca sol­tan­to A. Al soli­to, l’a­zio­ne non-logi­ca si rico­pre colla ver­ni­ce del­la logic­a. Ad esem­pio, sia T il te­sto del Van­ge­lo ; si pos­so­no cer­ca­re i fatti A che ad esso han­no dato ori­gi­ne, e sa­reb­be com­pi­to della critic­a sto­ri­ca ; ma chi que­sta non usa, o non usa esclu­si­va­men­te, vuol trar­re dal Van­ge­lo cer­te con­clu­sio­ni del­la sua mo­ra­le, o che co­mun­que sia ha latto sue, e per­ciò usa un’in­ter­pre­ta­zio­ne TC, che pos­sa ad­dur­lo alla desi­de­ra­ta mèta. Egli sa pre­ven­ti­va­men­te che deve cre­de­re in T ed in que­sti due ter­mi­ni sono fissi, ed egli cer­ca solo il modo di congiungerli.

644.Se il te­sto che vo­glia­mo in­ter­pre­ta­re fos­se una nar­ra­zio­ne sto­ri­ca, si po­treb­be effet­ti­va­men­te rite­ner­lo come una rap­pre­sen­ta­zio­ne al­meno ap­pros­si­ma­ta dei fatti che esprime (§ 541 e s.).

645.Per al­tro, an­che in que­sto caso, cer­te di­ver­gen­ze ci sono sem­pre. Ad esem­pio, la nar­ra­zio­ne di un fatto an­che sem­pli­cis­si­mo ri­pro­du­ce dif­ficil­men­te il fatto pre­ci­so. I pro­fes­sori di dirit­to pe­na­le ha­nno fatto spes­so quest’e­spe­rien­za : un fatto ac­ca­de in pre­sen­za de­gli stu­den­ti, si pre­ga ognu­no di loro di scri­ver­ne la nar­ra­zio­ne, e si ot­ten­go­no tan­te nar­ra­zio­ni lie­ve­men­te di­ver­se, quan­te sono le per­so­ne. Tu assi­sti ad un fatto con un ra­gaz­zo, o con un adul­to aven­te una viva im­ma­gi­na­zio­ne, e poi chie­di loro di nar­rar­te­lo ; ve­drai che sem­pre vi ag­giun­go­no qual­che cosa, e che dan­no mag­gior for­za ai linea­men­ti di quel­la che ave­va­no in real­tà. Se­gue lo stes­so per chi ripe­te una nar­ra­zio­ne da lui udita (§ 1568).

C’è di più. Poi­ché è uso ge­ne­ra­le ap­pun­to il dare que­sta mag­gior for­za, chi ascol­ta­la nar­ra­zio­ne fini­sce col farci la tara ; e quin­di per dare ad esso un’im­pres­sio­ne corri­spon­den­te alla real­tà, oc­cor­re usa­re ter­mi­ni che va­da­no un poco oltre il vero. Se su dieci per­so­ne tu ne vedi nove che rido­no, e se vuoi far pro­va­re ad al­trui un’im­pres­sio­ne del fatto corri­spon­den­te alla real­tà dirai : « Tutti rise­ro » ; che se tu di­ces­si : « Par­te di co­lo­ro rise­ro », l’im­pres­sio­ne sta­reb­be sot­to il vero.

646.Per­chè un rac­con­to si alte­ri, non oc­cor­re che pas­si di boc­ca in boc­ca ; esso si alte­ra an­che quan­do è ripe­tu­to dalla stes­sa per­so­na. Per esem­pio, una cosa che si vo­le­va indi­ca­re come gran­de, di­ver­rà ogno­ra più gran­de nei suc­ces­si­vi rac­con­ti ; una cosa pic­co­la, ogno­ra più pic­co­la. Si au­men­ta la dose, ogno­ra ce­den­do al me­de­si­mo sentimento.

647.Ab­bia­mo fatti pre­ci­si che mo­stra­no come sia­no in­gan­ne­voli cer­te im­pres­sio­ni. Ad esem­pio, le illu­sio­ni circa alle cita­zio­ni di certi au­to­ri sono sin­go­la­ri.Spes­so si ode cita­re, come di Dante : « Non ti curar di lor, ma guar­da e passa », in­ve­ce di : « Non ragionam di lor, ma guarda e passa » (Inf., III, 51). Mol­ti fran­ce­si cre­do­no cita­re il Molière dicendo :

Il est avec le ciel des accomodements.

« (p. 153E. Fournier ; L’esprit des autres. — Ibidem : (p. 36) J’en con­nais qui se fâ­che­raient tout rouge si j’al­lais leur sou­tenir que tel vers n’est pas de leur cher Despréaux. Dites, par ex­emple, à l’un ou l’autre de ces rou­ti­niers opi­niâ­tres, que le vers cé­lèbreLa critique est aisée, et l’art est difficilen’est pas dans l’Art Poëtique, et vous ver­rez la belle que­relle qu’ils vous fe­ront. Ils égrè­ne­ront vers par vers les quatre chants du (p. 37) poëme, voire toutes les œuvres du poëte, et non seu­le­ment ils ne trou­ve­ront pas ce­lui qu’ils cher­chent, mais ils en dé­cou­vri­ront même cer­tains au pas­sage qui en sont la con­tre-partie… N’im­porte, ils ne s’avoue­ront pas bat­tus pour si peu, et sou­tien­dront de plus belle que leur vers ché­ri est de Boileau, et qu’il est dans l’Art poëtique… parce qu’il de­vrait y être ».) Le vers est ex­cel­lent, mais Molière ne l’a pas écrit, l’on a donc tort de le lui prê­ter. Pour l’ob­te­nir, il faut prendre la sub­stance de deux (p. 154) des siens à l’acte IV, scène V ; c’est Tartuffe qui parle :

Le ciel défend, de vrai, certains contentements ;Mais on trouve avec lui des accomodements. »

La cele­bre phrase del Mi­ra­beau : « Allez dire à votre maître, ecc. » non è mai stata det­ta. Il marchese di Dreux-Brézé ha retti­fi­ca­to i fatti, nella se­du­ta del 10 mar­zo 1833, della Ca­me­ra dei Pari : « (p. 229)Citato da Fournier ; L’esprit dans l’histoire. L’au­to­re ag­giun­ge in una nota : « D’après le compte-rendu du Jour­nal des Dé­bats du même jour (10 mars 1833), M. de Montlosier fit un signe af­fir­ma­tif. — Les Mémoires de Bailly, pu­bliées en 1804, t. I, p. 216, ne rap­portent les pa­roles de Mirabeau, ni comme on les ré­pète or­di­nai­re­ment, ni comme elles sont re­pro­duites ici. Les Éphémérides de Noël, au contraire (Juin, p. 164), con­sa­crent dès 1803 la ver­sion don­née par M. de Dreux-Brézé ». Mirabeau dit à mon père : Nous som­mes as­sem­blés par la vo­lon­té na­tio­nale, nous, n’en sor­ti­rons que par la force. Je de­mande à M. de Montlosier si cela est exact ».

Vilfredo Pareto, Trattato di sociologia generale, 1856.